Mini Cooper @ Stelvio Trip


Ormai è diventato un evento da non perdere: il Mini raduno sullo Stelvio! Guai a chi lo tocca, a meno che… “non ti fai ritirare la carta di circolazione una settimana prima, per un leggero tuning” – ma questa è un altra storia.

Così, delle sette Mini sulla griglia di partenza, solo quattro sono riuscite a sopravvivere alle insidie della vita quotidiana e si sono schierate al via. La destinazione 2010 è sempre lo “Stelvio“, ma il tragitto è tutto nuovo.
Al via i ritardatari non mancano mai e, “più o meno” alle 5:30, si parte per St.Moritz. Si prende la SS36 con destinazione e inutile dire che il viaggio fin qui è una tranquilla passeggiata, con gli occhi ancora addormentati. Entrati in Svizzera, però, ci accolgono tre auto davvero uniche: una Ferarri 288 GTO e due Dodge Viper SRT-10. Un vero risveglio dei sensi motoristici! E anche la strada comincia a farsi guidata e più piacevole.
L’incoveniente è il fattore meteorologico, che non prevede niente di buono. Il cielo nuvoloso ha comunque anche i suoi lati positivi: le prime foto statiche scattate al Lago di Sils ci regalano uno sfondo quasi soprannaturale.
Ma eccoci alla prima tappa importante, St.Moritz. Un breve giro per lustrarsi gli occhi nei negozi è d’obbligo, scoprendo che i prezzi per un paio di calzini superano spesso il valore delle nostre Mini! Giusto un momento per sognarsi VIP prima di dirigersi verso Livigno, attraversando il passo del Bernina. Luogo ed habitat del famoso, già citatissimo su queste pagine virtuali, nonché mitizzato, Trenino Rosso.L’idea iniziale era quella di fermarsi di fianco ai binari della ferrovia per poter scattare una foto con il ferruginoso protagonista – immerso nel suo suggestivo paesaggio – ma il vento forte e la pioggia ci hanno obbligati a proseguire dritti per Livigno (oltretutto abbiamo saputo poi di un mini-deragliamento del bel Trenino, a causa del meteo ingrato). Arrivati a destinazione, facciamo appena in tempo a fare un “leggero” aperitivo con polenta taragna e “bambi” in salsa di more, che la pioggia si fa tempesta e ci obbliga a cercare un rifugio per la notte.

Il giorno seguente, dopo gli ultimi “inutili acquisti” free tax, seguiamo la strada che nel 2009 abbiamo già percorso, ma in senso opposto. Con tra l’altro una spiacevole sorpresa: mannaggia a loro, il prezzo per percorrere il tunnel è aumentato di 2 euro rispetto all’altra volta. Per cosa? Per circa 5 minuti di una galleria talmente buia, che per poco non ci tamponavamo tra di noi.
Anche in questa giornata il tempo non è dei migliori, ma almeno non piove. Così, in Cima al Parco Nazionale “Il Fuorn” scattiamo qualche foto tra i sorrisi compiaciuti dei motociclisti presenti. Poi via dritti verso il Lago di Resia, dove il caratteristico campanile del vecchio abitato di Curon Venosta, inondato nel 1950 dopo la costruzione della diga, fa da sfondo alla nostra mini-grigliata.
Alla tappa finale del secondo giorno non manca molto, soltanto pochi chilometri. Nel passaggio attraverso i piccoli paesini incontriamo diversi gruppi di appassionati di motori. Alcuni di loro, al volante di Porsche ultima generazione, si sono visti rubare gli sguardi della popolazione locale, tutti dedicati al nostro piccolo gruppetto di agguerrite Mini Cooper. Un vero peccato che nel gruppo mancasse la blu “English-style”, chiusa in garage senza la carta di circolazione…
Meglio non pensarci, anche perché c’è da afforntare il punto critico del viaggio: la salita per lo Stelvio. Essendo passeggero “forzato”, non resta che immortalare anche questa sfida, esibendomi in atti di vero equilibrismo seduto su un finestrino largo pochi centimetri, pronto a scattare la foto dinamica più artistica. Senza contare che la serie di tornanti e la guida brillante, non hanno certo agevolato un lavoro comunque risultato decisamente realistico. La cosa simpatica è che a metà dei 48 tornanti del versante altoatesino, incontriamo anche un collega intento a fotografare una M3 cabrio. La differenza è che “il fortunello” era appollaiato nel bagagliaio di una BMW station. Comodo lui!
Tutto questo poco prima che la Mini di Cesare incominciasse a stufarsi di raffreddare il motore. Anche se ormai, con pochi giri di volante e quattro colpi di gas, raggiungiamo la cima del valico automobilistico più alto d’Italia. Vista mozzafiato, ma soprattutto tanta soddisfazione per avercela fatta ancora una volta.

Così, dopo la notte passata a quota 2.700 metri in una camera “vista sassi”, facciamo un ultimo giro per vedere quei quattro negozi locali e poi iniziamo a scaldare i motori per il ritorno. Le mini a carburatore in alta quota non sono molto efficienti, ed in particolare sembrano soffrire di asma. Un po’ di mestiere con l’acceleratore e poco dopo siamo già a fare la prima serie dei 36 tornanti del versante lombardo.
Non conosciamo a memoria le curve, ma il percoso è noto. E facendo da passeggero ci si gode anche meglio il paesaggio! Peccato che il bel tempo, finalmente arrivato, abbia riempito la strada di ciclisti… Ma per fortuna anche i motociclisti sono tanti, oltre ad essere anche simpatici perchè ci salutano quando ci incrociano. C’è un sole che spacca le pietre, ma stranamente questa volta le Mini non si surriscaldano più di tanto, anche se preferiamo essere prudenti.
Per questo nella scalata al Passo del Gavia non sono mancate un paio di soste. Arrivati al rifugio incontriamo anche un buffo personaggio: un tedescone con una vecchia Porsche 993, che si ferma di fianco alle nostre Mini e comincia ad osservarle. Dopo 5 minuti entra di corsa nella sua Porsche, prende un rotolo, e viene da noi. Con vari gesti ci indica di aiutarlo a srotolare il poster: incredibile, è un invasato di Mini pure lui! Ci spiega di essere proprietario di 4 Mini rispettivamente del ’65, ’67, ’68 e di una originale Cooper S del ’69. Insomma un incontro inaspettato che ci ha fatto davvero molto piacere. E così il nostro week end finisce dove l’anno scorso è iniziato: dove il culo di una Mini fa da divanetto in un bellissimo baretto a Ponte di Legno, sorseggiando un caffé e sognando già il tour 2011… Nurburgring?

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